Il nostro progetto di intervento nella scuola nasce da un’attenta analisi dei bisogni della società odierna e della pratica educativo-didattica. Si è d’accordo, fra i sociologi e gli psicologi che i giovani stanno sempre più male. E non per le solite crisi esistenziali che costellano la giovinezza, ma perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui. Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare. Solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma è la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di fare intravedere una qualche promessa. Va da sé che, se il disagio non è del singolo individuo, l’origine non è psicologica ma culturale. Perciò inefficaci appaiono i rimedi elaborati dalla nostra cultura. Disagio giovanile genera spesso comportamenti devianti, antisociali, di rottura con le norme e le regole del vivere civile in una società democratica; è causa di comportamenti aggressivi, spesso autodistruttivi, di rinuncia alla vita. La morte delle “ideologie”, come “utopie benefiche” ha acuito nei giovani la solitudine individuale frantumando le possibili forme di aggregazione come pratica di comunicazione emotiva, sociale e culturale. Noi proponiamo il Teatro come linguaggio emotivo-empatico a supporto delle famiglie e della scuola nel difficile compito educativo. Il Teatro come spazio di incontro e aggregazione, il teatro come momento di condivisione e apertura, il Teatro come capacità di ascolto e di conversazione costruttiva, il Teatro come impulso di elevazione dal finito all’infinito, dal soggettivo all’universale, dal sé all’altro. Il Teatro come strumento pedagogico-formativo multidisciplinare, interdisciplinare e trasversale.